LE ORIGINI DEL CULTO DI SAN PANTALEO

 

Pantaleone Martire visse a Nicomedia tra il III e il IV secolo ed è popolare sia in Occidente che in Oriente. La sua famiglia era benestante: il padre, Eustorgio era Senatore, molto facoltoso e di religione pagana; la madre invece era cristiana, ma accettò la scelta del marito di non battezzare il figlio, che fu avviato alla carriera di medico ed esercitò la professione gratuitamente (anargiro). Poi però l’incontro con Ermolao, un santo sacerdote, che aveva formato una comunità cristiana nella città, lo avvicinò lentamente alla riflessione e alla preghiera, alla fede, grazie alla quale fu protagonista di diversi miracoli.

 

 

Quando poi alcuni colleghi invidiosi lo denunciarono, dovette comparire davanti all’Imperatore Augusto Galerio Massimiano, succeduto a Diocleziano dopo l’abdicazione di quest’ultimo dell’1 maggio 305. Galerio provò ogni mezzo per dissuadere Pantaleone ma questi preferì la fede alle prospettive materialistiche e fu così consegnato ai carnefici. Invettive, umiliazioni e minacce precedettero brutali torture. Pantaleone fu infatti decapitato il 27 luglio del 305. Essendo nato negli anni dal 275 al 280, Pantaleone doveva avere dai 25 ai 30 anni. Il corpo restò a Nicomedia fino al 970 circa; successivamente fu traslato e diviso in numerose reliquie.

 

Il culto di Pantaleone, protettore dei medici e dei sofferenti di emicrania, è molto antico. Già nel VI secolo, infatti, a Costantinopoli, odierna Istanbul, l’Imperatrice Teodora, moglie di Giustiniano, volle dedicargli un convento, mentre nel Medio Oriente gli furono intitolati due monasteri, uno a Gerusalemme e un altro nel deserto del Giordano. Poi il culto del Santo si diffuse anche in Occidente: patrono di tre chiese a Roma e poi dell’isola di Mozia (Trapani) e della diocesi di Crema, a Venezia fu talmente venerato da divenire addirittura un personaggio tipico della commedia.